Matera, dopo 13 anni riapre la cattedrale: il viaggio in anteprima nel gioiello restaurato

Matera, dopo 13 anni riapre la cattedrale: il viaggio in anteprima nel gioiello restaurato

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Il nostro viaggio alla scoperta della ritrovata bellezza di questo monumento romanico, al quale fanno da contraltare nell’interno lo splendore e la vertigine dei rifacimenti di età barocca.

MATERA. Ha preso avvio tutto nel 2003, quando il crollo di un cornicione sopra un altare ligneo in una navata interna laterale fece suonare la campanella d’allarme. Fu allora che fu disposta la chiusura della cattedrale di Matera, maestoso tempio edificato in stile romanico pugliese fra il 1230 e il 1270 sul punto più alto della città di allora, a svettare insomma sui Sassi Barisano e Caveoso. Ma non era che l’inizio: qualche mese dopo ci sarebbe stato un più importante crollo in un altra navata della cattedrale, intitolata alla Madonna della Bruna e a Sant’Eustachio (i due patroni della città dei Sassi).

Fatto sta che ci sono voluti tredici lunghissimi anni perché a Matera fosse restituito uno dei suoi monumenti storici e artistici più importanti: l’inaugurazione ufficiale della cattedrale avverrà il 5 marzo, alla presenza del segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, che per l’occasione aprirà la porta santa giubilare. Ma l’arcidiocesi non ha inteso prolungare l’attesa. A fare da cicerone per Repubblica alla scoperta della ritrovata bellezza di questo monumento romanico, al quale fanno da contraltare nell’interno lo splendore e la vertigine dei rifacimenti di età barocca, provvede in primo luogo Antonio Persia, il progettista della soprintendenza e direttore dei lavori effettuati dal 2003 al 2014.

«Siamo partiti dal consolidamento statico e integrale di tutte le navate, dunque – spiega – si è passati al rifacimento delle coperture della zona absidale e del presbiterio. Il restauro è dunque divenuto integrale, coinvolgendo così la navata centrale e gli affreschi settecenteschi del tempiato ligneo che la sormonta». E se i lavori, costati circa 6 milioni di euro, riferisce Persia, sono durati per così lungo tempo la “colpa” è soltanto della discontinua disponibilità, nel corso del tempo, dei fondi necessari ai lavori. Diversamente sarebbero bastati quattro o cinque anni. Ma tant’è. Attraverso il restauro sono venute a galla sorprese impreviste. È accaduto all’interno della cappella del presepe, che custodisce la Natività in pietra dura realizzata dallo scultore Altobello Persio nel 1534.

«Durante gli interventi di sostituzione della pavimentazione – ricorda Persia – sotto il livello della cattedrale è affiorato un tesoro inatteso: due cripteaffrescate risalenti al XII secolo, inglobate e dunque coperte forse nel 1500». E’ la sola porzione della cattedrale che, all’indomani del recupero della facciata esterna avvenuto nel 2015, a completamento del restauro, non sarà aperta al pubblico. «Quest’area sarà oggetto di studio e – anticipa Persia – di ulteriori scavi, dunque di restauro e valorizzazione: questione di poco, tuttavia, i lavori già finanziati dureranno otto mesi».

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